Perché sogniamo?

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“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” (William Shakespeare, La Tempesta, Atto IV)

Perché sogniamo? I sogni hanno una funzione specifica o sono semplici prodotti del sonno?

Il sogno rappresenta da sempre per l’uomo una condizione affascinante legata ai processi emotivi e al mondo interiore umano. Sebbene sia ormai noto che l’attività onirica avvenga sia durante il sonno REM (Rapid Eye Movement) che quello non-REM, diversi studi sottolineano che i contenuti emotivi e vividi sono più frequenti quando ci risvegliamo da una fase REM. Oggi infatti sappiamo che il sonno REM svolge un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle esperienze emotive salienti della vita vigile, contribuendo fortemente al consolidamento della memoria emotiva. In particolare, gli studi di neuroimaging hanno mostrato che i processi che regolano il sogno condividono reti neurali simili a quelle che controllano le emozioni durante la veglia. La ricerca scientifica ha rivelato inoltre che promuovere la ripetizione di contenuti spaventosi è un metodo promettente per trattare gli incubi. In questa prospettiva, l’esperienza onirica può avere la capacità di disinnescare i ricordi traumatici emotivi, soprattutto in quei casi in cui la regolazione emotiva del soggetto è compromessa da eventi traumatici. L’affascinante ipotesi dei ricercatori è che i sogni rappresentino una sorta di simulazione della realtà in cui si crea un nuovo scenario con inediti elementi di padronanza emotiva per far fronte ai contenuti spaventosi inclusi negli incubi. Un’altra interessante ipotesi è che l’inserimento di oggetti bizzarri, che tutti noi abbiamo sperimentato nei nostri sogni, possa essere funzionale ad “impoverire” la carica negativa dei vissuti del sognatore.

I movimenti oculari rapidi del sonno REM rivelano spostamenti dello sguardo nell’ambiente virtuale dei sogni o riflettono semplicemente un’attività casuale della porzione più arcaica del nostro cervello?

Dalla scoperta del sonno REM, la natura dei movimenti oculari che caratterizzano questa fase del sonno è rimasta sfuggente. Con uno spettacolare studio pubblicato lo scorso anno sulla prestigiosa rivista Science, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che i rapidi movimenti oculari rivelano spostamenti dello sguardo nel mondo virtuale del sonno REM, fornendo così una finestra sui processi cognitivi del cervello addormentato.

I sogni hanno un ruolo nell’apprendimento o basta dormire bene per fissare ciò che impariamo durante la veglia?

Da più di un decennio è dimostrato sperimentalmente che il sonno dopo l’apprendimento favorisce la memoria. Gli studiosi attribuiscono questo effetto alla “riattivazione” iterativa di tracce di memoria nel cervello dormiente, dimostrata in modelli animali: sognare un’attività di apprendimento spaziale durante un pisolino predice fortemente i successivi miglioramenti delle prestazioni. Ciò che non sapevamo fino a quattro anni fa ed è stato dimostrato da uno studio del 2019, è che l’addestramento prima del sonno notturno su un’attività di tipo fisico (ad esempio sciare, giocare a tennis, imparare una coreografia…) si riflette nei sogni riportati in tutte le fasi del sonno, con una rappresentazione inequivocabile dell’attività nel contenuto del sogno. Gli studiosi hanno anche dimostrato che il “ripasso” del movimento durante il sogno è associato ad miglioramento delle prestazioni in quella attività al mattino successivo. Queste osservazioni sono coerenti con i modelli di consolidamento della memoria basati sulla riattivazione nel sonno e confermano le precedenti intuizioni che l’attivazione a livello cognitivo dell’esperienza recente durante il sonno è associata a successivi miglioramenti delle prestazioni.

Dott.ssa Roberta Salvato

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