Mindfulness, un approccio psicoterapico alla gestione della sofferenza

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È  oramai da diversi anni che le pratiche di meditazione, originate da antiche sapienze orientali, hanno visto una rapida diffusione anche nella cultura e nei costumi della nostra società.

Di fatto la meditazione può essere considerata un concetto transculturale, appartenente a diversi approcci filosofici e religiosi. Ne troviamo infatti traccia nella cultura cristiana, ancora oggi presente – ad esempio, ma non solo – con l’Esicasmo; nella storia islamica e naturalmente, la più conosciuta appunto, nella filosofia buddhista.

La meditazione è un’azione cosciente, svolta dall’individuo e caratterizzata dalla capacità di concentrarsi e osservare ciascun pensiero, ciascuna sensazione e esperienza per raggiungere una maggiore “padronanza della mente” (Benson e Wallace, 1976).

È da questa definizione che trova parte delle sue origini il concetto di Mindfulness che, per usare le parole di Jon Kabat-Zinn, può essere definita come “la consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione allo svolgersi dell’esperienza momento per momento: con intenzione, nel presente, in modo non giudicante”.

Dalla meditazione trascendentale si giunge quindi, negli anni, ad individuare, con parole e concetti più consoni al nostro modo di leggere la realtà, la modalità per raggiungere lo stato mentale che ci aiuta a vivere il presente. Momento dopo momento, al meglio delle nostre possibilità, in una specifica e curiosa forma di attenzione e consapevolezza (Giommi, 2018).

Dal 1979, è proprio Kabat-Zinn, biologo statunitense, che introduce gradualmente questa pratica in contesti clinici come supporto per l’incremento del benessere dei pazienti.

L’esperienza raccolta, la ricerca clinica – che agli inizi ha visto la resistenza delle forme più tradizionali di cura del disagio psichico – hanno dato il via a percorsi di cura e di supporto che trovano oggi molti riscontri di efficacia di questi interventi.

Si parla anzitutto di MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction, riferendosi ad uno specifico protocollo basato su un percorso di insegnamento e introduzione alla meditazione di consapevolezza, indicata per disagi e patologie stress-correlate (ad es. sindromi da dolore cronico, cefalea, patologie oncologiche ecc.). La meditazione, come pratica quotidiana, aiuta in tal senso a disattivare intenzionalmente gli automatismi dei pensieri, lasciando andare la tendenza al rimuginìo dei pensieri disfunzionali.

Il procollo MBCT, Mindfulness Based Cognitive Therapy, definisce invece l’applicazione delle pratiche mindfulness all’interno di percorsi di psicoterapia.

MBCT, MBSR non possono essere definite psicoterapie per sé, ma certamente la presa in carico psicoterapica contempla la possibilità di avvalersi di questi strumenti, oramai validati nella prassi e nella ricerca, che aiutano la persona a sperimentare l’impersistenza e l’impermanenza di sensazioni di disagio, imparando a lasciare andare ciò che impedisce di vivere appieno l’esperienza quotidiana. Momento dopo momento.

Dott. Matteo Sozzi

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