Quali sono gli interventi possibili dopo un evento neurologico acuto come un ictus? Cosa fare se a seguito di un trauma cranico o di una lesione cerebrale si manifestano difficoltà di tipo cognitivo? E quando si avverte la sensazione che, per l’età che passa o in presenza di una patologia progressiva, la memoria si sta facendo più fragile?
Un numero via via crescente di studi scientifici portano dimostrazioni circa l’effetto di esercizi mirati nel contesto di una progettualità definita vale a dire la Riabilitazione Neuropsicologica.
Dal documento sugli Atti Tipici della professione di neuropsicologo (Ordine degli Psicologi della Lombardia) apprendiamo che “La riabilitazione neuropsicologica è da intendersi come un processo attivo nel quale pazienti con disabilità congenita o acquisita svolgono un trattamento specifico, seguito da un professionista con solide competenze sui processi cognitivi, emotivi, comportamentali e di apprendimento al fine di raggiungere il maggior livello di recupero delle proprie funzioni cognitive attraverso progetti che siano al contempo definiti sulle caratteristiche specifiche del paziente e basati su modelli teorici cosi detti “evidence-based”, cioè basati sull’evidenza dei risultati.”
Perché una riabilitazione neuropsicologica abbia luogo è necessario avere un’ampia conoscenza del paziente al fine di creare un progetto che vada a modificare non solo ciò che è disfunzionale ma che si basi sulle risorse e i punti di forza.
È possibile definire, all’interno dei percorsi riabilitativi, molti esercizi che siano orientati al recupero di alterazioni selettive delle funzioni cognitive (es. deficit visuo-spaziali) ma anche per ambiti a maggiore complessità (es. difficoltà di memoria). Gli interventi sono sempre calibrati sulla base delle condizioni mediche generali del paziente a seconda che si trovi, nel caso di un danno acquisito, in fase post acuta, nella fase degli esiti o nell’ottica della ricollocazione occupazionale (studio o lavoro).
Una delle modalità per realizzare questa progettualità è l’uso di piattaforme che permettano l’implementazione di questi progetti da remoto: una volta effettuata una valutazione neuropsicologica in studio e raccolte le informazioni cliniche necessarie, viene realizzato un pacchetto di esercizi che hanno la caratteristica di essere modulati con flessibilità in modo da richiedere il giusto livello di impegno affinchè non siano né troppo complessi, né troppo semplici. Il neuropsicologo, lasciando indicazioni sul numero di sedute adeguate per settimana, avrà modo di controllare l’andamento del progetto e effettuare modifiche in modo da incrementare i livelli di difficoltà, mantenendosi sempre disponibile per il contatto sia con il paziente che con il care-giver.
In definitiva l’organizzazione di programmi di riabilitazione e abilitazione dei deficit cognitivi ed emotivo-motivazionali permettono, anche con l’aiuto del professionista “a distanza”, di favorire il compenso funzionale individuando le abilità residue che fungeranno da punti di forza.
Dott. Matteo Sozzi