L’insonnia è un’evenienza comune, con una prevalenza media del 20%. Alcuni importanti fattori di rischio per l’insonnia sono l’invecchiamento, il lavoro a turni e il genere femminile.
È oramai ampiamente noto che la deprivazione di sonno ha enormi effetti sull’organismo: dormire meno di 5 ore per notte predispone allo sviluppo del diabete mellito di tipo 2, dell’ipertensione e dell’obesità. La deprivazione cronica di sonno è relazionata alla riduzione delle difese immunitarie e della memoria e all’aumento dell’irritabilità e del rischio di sviluppare demenza di Alzheimer, ansia e depressione. La carenza di sonno provoca anche un aumento dei tempi di reazione tanto che il rischio di incidenti attribuibile all’insonnia è superiore rispetto a quello delle altre malattie croniche.
Da questi dati emerge in maniera evidente l’importanza di trattare questo problema del sonno in modo efficace e quanto più precocemente possibile, come conferma l’O.M.S. Tuttavia, nonostante l’insonnia determini un deterioramento della qualità di vita e peggiori la prognosi delle malattie concomitanti, ben il 56% delle persone affette non è ancora trattato.
La ragione principale che porta ad una insufficiente accessibilità delle cure per l’insonnia è la scarsa informazione su cosa sia veramente efficace ed utile. I farmaci ipnoinducenti (Benzodiazepine e Z-drugs) sono generalmente efficaci sull’insonnia acuta ma non sono indicati nell’insonnia cronica in quanto devono essere assunti solo per brevi periodi, non risolvono le cause dell’insonnia e sono gravati da pesanti effetti collaterali quali la sonnolenza diurna, la riduzione della memoria, la tolleranza e la dipendenza. Nessun altro farmaco e sfortunatamente nemmeno la fitoterapia o la Melatonina hanno evidenze di efficacia sull’insonnia.
Dunque, qual è la cura più indicata per il più diffuso disturbo del sonno?
Tutte le evidenze scientifiche convergono ad indicare come trattamento altamente efficace e privo di effetti collaterali la Terapia Cognitivo-Comportamentale per l’Insonnia (CBT-I). Questo tipo di terapia, attraverso l’educazione all’igiene del sonno, le tecniche comportamentali e cognitive e il rilassamento profondo va a ripristinare il meccanismo naturale del sonno. Alla fine del programma, più del 90% dei soggetti riporta un aumento della durata, della continuità e della qualità del sonno, insieme all’eliminazione dei farmaci ipnotici e ad una riduzione del disagio emotivo e sociale dovuto all’insonnia. La CBT-I, inoltre, funziona non solo nel periodo immediatamente successivo al termine del programma ma anche nel lungo termine in quanto fornisce alle persone gli strumenti per affrontare eventuali ricadute. In conclusione, l’unico trattamento riconosciuto tramite rigorosi studi di efficacia come prima linea per la cura dell’insonnia cronica è la Terapia Cognitivo-Comportamentale specifica per l’insonnia effettuata con uno specialista esperto.
Dott.ssa Roberta Salvato