Curare la mente, quando si ha un corpo.

Non è un mistero che nel nostro contesto culturale siamo portati a intendere la mente e il corpo come due entità ben distinte. Non è raro che il radicamento di questa idea nel nostro pensare venga ricondotto all’influenza di Cartesio, secondo il quale è fondamentale separare la realtà fisica, della quale fa parte il nostro corpo, composto da parti che interagiscono tra loro in maniera meccanica, e ciò che è immateriale, come la nostra coscienza.

Per quanto dominante, tale prospettiva non è mai stata la sola possibile. Sin dagli inizi del 900 filosofi come Merleau-Ponty, ponevano enfasi sul ruolo del corpo nell’esperienza e nella percezione, teorizzando che la percezione non sia una semplice elaborazione mentale, ma sia invece profondamente radicata nell’esperienza corporea.

Negli anni ‘90 si è osservato un deciso incremento delle voci che hanno iniziato a parlare di embodied cognition (cognizione incarnata), ovvero una prospettiva che sostiene che i processi cognitivi come pensiero, percezione e memoria, non sono separati dal corpo, ma sono profondamente influenzati e modellati dalle interazioni fisiche con l’ambiente. In altre parole, il nostro pensiero e la nostra comprensione del mondo dipendono dalle esperienze corporee che viviamo, e il corpo stesso contribuisce attivamente alla formazione della cognizione. L’idea centrale dell’embodied cognition è che il corpo e la mente sono indissolubilmente legati nel processo cognitivo.

E la psicoterapia?

Chiaramente questa prospettiva ha avuto un crescente impatto anche nelle tecniche e nelle metodologie terapeutiche. Ne è un esempio la psicoterapia sensomotoria.

Creata da Pat Ogden negli anni ’80, la terapia senso-motoria si rivolge in particolare al modo in cui i traumi vengono immagazzinati nel sistema nervoso e si manifestano attraverso tensioni corporee, posture e movimenti ripetitivi.

Alla base della terapia senso-motoria vi è il concetto di “memoria implicita” del trauma, che viene immagazzinata non solo a livello cognitivo ma anche somatico. Quando una persona vive un trauma, il corpo spesso registra la minaccia attraverso cambiamenti fisiologici, come tensione muscolare, immobilità o movimenti automatici di difesa. La terapia senso-motoria mira ad esplorare e trasformare queste risposte corporee, aiutando il paziente a costruire un senso di sicurezza e a sviluppare strategie per affrontare le emozioni in modo sano.

Durante una seduta di terapia senso-motoria, il terapeuta guida il paziente a esplorare sensazioni fisiche e movimenti per portare alla luce i ricordi corporei legati al trauma. Utilizzando tecniche di osservazione corporea e consapevolezza, il paziente può riconoscere e modificare le risposte automatiche di difesa che sono rimaste bloccate nel corpo.

Dr. Francesco Colombo

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