Le fobie rappresentano un disturbo d’ansia caratterizzato da una paura intensa e non strettamente correlata alla pericolosità di un oggetto, di situazione o di una attività specifica. A differenza della paura, che appartiene al nostro naturale corredo di emozioni e permette una risposta adattiva e transitoria a una minaccia reale, la fobia presenta carattere di persistenza ed è eccessiva e sproporzionata rispetto al pericolo effettivo. L’emozione della paura, infatti, si attenua normalmente quando il pericolo scompare; la fobia, invece, persiste anche in assenza di reale minaccia, causando una sofferenza significativa e una conseguente compromissione del funzionamento quotidiano, quasi come se fosse sempre presente ciò che temiamo.
Nella sua forma più comune la fobia specifica si concentra su oggetti o situazioni ben definite (es. animali, spazi chiusi, sangue). Si differenzia dalla paura per l’intensità, la durata e l’incapacità di controllare la reazione ansiosa, che può manifestarsi anche con sintomi fisici quali tachicardia, sudorazione, tremore e difficoltà respiratorie.
Dal punto di vista psicologico, le fobie sono spesso associate a modelli di apprendimento: un’esperienza negativa (o l’osservazione di un’esperienza negativa in altri) può associare uno stimolo inizialmente neutro a una risposta di paura intensa. Il condizionamento vicario, l’apprendimento osservativo e i fattori genetici predisponenti possono poi contribuire all’insorgenza. Dal punto di vista neurofisiologico, l’amigdala, struttura cerebrale chiave per l’elaborazione delle emozioni, svolge un ruolo centrale nell’iperreattività emotiva tipica delle fobie. Un’attività eccessiva dell’amigdala, in risposta allo stimolo fobico, innesca la cascata di risposte fisiologiche associate all’ansia.
Gli approcci terapeutici più efficaci includono la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che si concentra sulla modificazione dei pensieri disfunzionali e sul superamento graduale dell’esposizione allo stimolo fobico (esposizione graduale o in vivo); ma anche altri approcci terapeutici permettono di conoscere l’origine della fobia e la possibilità di affrontarla comprendendo la sua “funzione”. In alcuni casi, si può ricorrere a farmaci ansiolitici o antidepressivi, ma solitamente come supporto alla psicoterapia. La scelta del trattamento più adatto dipende dall’intensità e dalle limitazioni causate della fobia oltre che dalle caratteristiche individuali del paziente.
Dr. Matteo Sozzi