Paura, ansia e attacco di panico sono parole e condizioni che vengono spesso utilizzate come sinonimi, ma che descrivono esperienze emotive tra loro molto diverse.
La paura è un’emozione che conosciamo bene da quando siamo bambini: un rumore improvviso, la minaccia di un cane rabbioso, il non trovare, anche solo per un attimo, il papà o la mamma. E’ una reazione di allarme che prepara all’azione. Ciò che innesca tale reazione è tendenzialmente qualcosa di esterno, che avviene nell’ambiente in cui ci si trova. Nell’età adulta la paura mantiene le stesse caratteristiche ma cambia, in rapporto all’età, l’oggetto, ciò che fa paura. Le condizioni esterne che provocano una reazione emotiva di questo tipo diventano meno frequenti, anche perché viviamo in un ambiente tendenzialmente sicuro. Siamo lontani – per intenderci – dalle condizioni in cui i nostri antenati preistorici dovevano quotidianamente scappare dai loro predatori per aver salva la vita.
L’ansia – termine oggi tra i più citati in assoluto quanto si parla di malessere psichico o quando ci si riferisce a condizioni esistenziali – descrive una condizione emotiva prodotta da una minaccia interna, non esterna, anche se l’“innesco” viene sempre dall’ambiente. Si può essere in ansia per un esame, per il cambio del posto di lavoro, per la fine di una relazione importante, per il proprio matrimonio. In tutti questi casi è chiaro che non è in gioco la sopravvivenza o l’incolumità fisica dell’individuo, ma qualcosa di più profondo. Si stanno cioè toccando aspetti che riguardano la vita intima, interiore della persona, rispetto a ciò che lui stesso o la collettività in cui è inserito, si aspetta da sé.
Paradossalmente si può essere in ansia anche per eventi che, visti dall’esterno, non hanno ragione di innescare reazioni emotive di preoccupazione o allarme. Se sono in procinto di sposarmi liberamente, in rapporto a una decisione mia – facciamo questo esempio – sulla carta non vi è nulla di ansiogeno nella scelta che sto portando a termine: sono io a volerlo, a sceglierlo e nessuno mi obbliga a farlo. Eppure è quasi inevitabile che entrino in gioco anche preoccupazioni, indecisioni, ansie su una scelta così epocale. Nessuna minaccia diretta e immediata (come per la paura), ma l’ansia di non fare la scelta giusta, di sottovalutare alcuni aspetti, di mettersi in condizioni spiacevoli per il proprio futuro. L’ansia, in una scelta o un evento della vita, è tanto maggiore quanto più è in gioco la propria immagine di sé e autostima in rapporto alla propria storia individuale, al vissuto, ai “temi di vita” di ciascuno.
Se la paura si riferisce ad un pericolo esterno e l’ansia ad una minaccia interna, l’attacco di panico ha invece caratteristiche profondamente diverse da entrambe sia rispetto alla sua origine che a come viene percepito. Chi vive un’esperienza di questo tipo – tra le più sconvolgenti che si possano immaginare – nella maggior parte dei casi non riesce a individuare che cosa l’ha innescata. Viene dal nulla – così sembra – e si manifesta come una assoluta perdita di controllo di ciò che sta accadendo dentro di sé. Oppure, in altri casi, è riconducibile a una causa che però non è tale da giustificare una reazione di così devastante portata. Nell’attacco di panico uno degli aspetti più allarmanti è proprio l’impossibilità di mettere in atto qualsiasi strategia per fronteggiarlo, proprio nella misura in cui appare indecifrabile, nell’origine e nelle manifestazioni, e assolutamente ingovernabile.
Dott. Enrico Bassani