Dissonanza cognitiva: il peso della coerenza

Il concetto di dissonanza cognitiva si fonda sull’idea che gli individui tendono a mantenere una coerenza interna tra ciò che pensano (le proprie convinzioni) e ciò che fanno (i propri comportamenti). Tutti noi cerchiamo di mantenere questa coerenza interna, e siamo a disagio quando ciò non avviene.

Per Leon Festinger, primo a teorizzare questo concetto, quando sperimentiamo l’incoerenza tra i nostri pensieri e le nostre azioni facciamo diversi sforzi per eliminare il senso di disagio che ne deriva.

Non è difficile fare un esempio:
Sarà capitato a tutti di camminare per strada, magari per raggiungere una meta con una certa fretta, e accorgersi che più avanti si trova un venditore ambulante, o qualcuno che sta effettuando una raccolta fondi di dubbia trasparenza. In diversi casi tentiamo di evitare di essere notati, con l’idea che non siamo affatto interessati, che non abbiamo tempo da perdere e, soprattutto, che non abbiamo alcuna intenzione di fermarci. L’intenzione del venditore sarà, con ogni probabilità, quella di farci fermare: ci si avvicina, porge un volantino, scambia qualche parola, magari senza accennare ad alcuna vendita o ai suoi prodotti, ma che è sufficiente indurci a interrompere il nostro cammino. Nel momento in cui ci fermiamo si è già verificata una dissonanza cognitiva. La nostra convinzione “non voglio assolutamente fermarmi”, si è scontrata con il nostro comportamento : “mi sono fermato”. Per il venditore questa è un’ottima notizia, perché è più che possibile che, per ripristinare la coerenza interna, saremo portati a convincerci del fatto che, ad esempio, il prodotto che ci sta sottoponendo valeva assolutamente la nostra attenzione, oppure che sia nobile non fermarsi troppo a pensare se la causa di beneficenza che ci viene sottoposta sia una frode o meno. In questi modi gestiamo il disagio derivante dall’incoerenza percepita, andando a cambiare quella che era la convinzione di base “non mi fermerò”.

Tendenzialmente la dissonanza cognitiva può essere ridotta in tre modi:

  • cambiando la propria convinzione
  • cambiando il proprio comportamento
  • modificando l’ambiente

La dissonanza cognitiva può costituire una buona lettura di quelle situazioni in cui, in terapia, i pazienti appaiono bloccati in un perpetuo tentativo di risoluzione del conflitto di coerenza. Per quanto la dissonanza cognitiva, come abbiamo visto, si può facilmente trovare in situazioni del quotidiano, ciò non implica che essa non possa riguardare sistemi di significato molto profondi e fondanti per l’individuo. In questi ultimi casi è possibile che l’impasse in cui si trova il paziente concorra nella costruzione di un quadro sintomatologico. Inoltre, la continua ricerca di una soluzione per eliminare la dissonanza può trasformarsi in un processo di ruminazione, ovvero un pensiero ripetitivo e intrusivo su conflitti interni irrisolti. Tale ruminazione è spesso associata a diversi disturbi psicopatologici, in particolare i disturbi dell’umore.

Quello della dissonanza cognitiva è un esempio di un meccanismo assolutamente fisiologico che fa parte del nostro funzionamento, ma la cui comprensione ed esplicitazione ha un ruolo importante in terapia, quando il peso dell’incoerenza genera una fatica emotiva.

Dott. Francesco Colombo

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