La depressione tornerà?

depressione tornerà centro psicologia lecco

Secondo la conferenza di Ginevra del 2017 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il disturbo depressivo maggiore è ormai il maggior contributore alla disabilità in tutto il mondo. Si ritiene che abbia la più alta prevalenza tra le condizioni psichiatriche, colpendo oltre 300 milioni di persone. La sindrome depressiva è considerata una condizione cronica in quanto una percentuale compresa tra il 50 e l’85% degli individui che hanno avuto almeno un episodio depressivo maggiore sperimenta un secondo episodio e questa percentuale aumenta mano a mano che gli episodi si ripetono. Nonostante le prove crescenti dell’elevata recidiva del disturbo depressivo maggiore, si sa poco sui predittori e sui meccanismi alla base della recidiva.

La ricerca sui fattori di rischio di recidiva ha identificato che i sintomi residui, i disturbi d’ansia, i maltrattamenti infantili e gli episodi precedenti sono alcuni dei fattori prognostici più forti nella depressione ricorrente. Inoltre tra i potenziali biomarcatori (ad esempio, ormoni, stress ossidativo) della recidiva del disturbo depressivo maggiore, il cortisolo è il maggior imputato. Questi indicatori, tuttavia, non forniscono informazioni sui cambiamenti cognitivi e comportamentali che si verificano dopo la remissione da un episodio depressivo e sono alla base della recidiva futura. Le persone che hanno sofferto di depressione clinicamente significativa, infatti, possono modificare i propri pensieri e comportamenti sulla base della paura di future ricadute, ad esempio riducendo l’assunzione di rischi ed diventando ipervigili ad alcuni sintomi. La paura della recidiva della malattia è definita come preoccupazione che la propria malattia alla fine ritorni. Questa condizione è stata ampiamente studiata nel cancro e in altre condizioni di salute croniche ed è associata a una maggiore evitamento di ricordi di malattia (ad esempio, appuntamenti medici), alla sottovalutazione dei cambiamenti dei sintomi e al ritiro sociale. Al contrario che nel cancro, però, la ricerca sulla paura della recidiva in condizioni psichiatriche è scarsa.

Nuovi dati forniscono un razionale ancora più profondo nel ricorrere ad un aiuto professionale, non solo per guarire da un episodio depressivo ma anche per formulare un programma robusto di prevenzione.

Uno studio pubblicato il mese scorso sulla rivista BMC Psychiatry ha cercato di colmare questa lacuna esplorando l’influenza della parura della ricaduta depressiva sul funzionamento quotidiano. Lo studio ha rilevato che circa tre quarti delle persone che hanno avuto un episodio depressivo sperimenta il timore della recidiva con una ricorrenza mensile o settimanale, per pochi minuti o qualche ora. I fattori scatenanti della paura della recidiva menzionati più frequentemente includevano la ri-esperienza dei sintomi della depressione, i ricordi di episodi passati e i conflitti interpersonali. Questi fattori scatenanti si sovrapponevano ai timori dei partecipanti riguardo all’incertezza di avere un altro episodio depressivo e all’impatto che avrebbe avuto su di loro un nuovo episodio. L’effetto del timore della ricaduta sulla vita quotidiana variava sostanzialmente: la metà dei partecipanti ha riferito che questi timori avevano un impatto minimo o nullo sulla propria vita. Per altri, il timore della ricaduta ha avuto un impatto negativo, mettendo a dura prova il processo decisionale e influenzando negativamente l’umore. Al contrario, alcuni partecipanti hanno riferito che la paura di un nuovo episodio depressivo ha avuto un impatto positivo sulle loro vite favorendo la crescita personale e motivandoli a impegnarsi in comportamenti salutari per ridurre il rischio di recidiva. In conclusione, questo studio preliminare e fenomenologico mette in luce aspetti importanti e sino ad ora trascurati della sindrome depressiva e di come questa possa impattare nella vita di un individuo che ne ha sofferto anche dopo che la fase acuta è stata superata. Questi nuovi dati forniscono un razionale ancora più profondo nel ricorrere ad un aiuto professionale, non solo per guarire da un episodio depressivo ma anche per formulare un programma robusto di prevenzione sempre a disposizione per chi ha transitato nei meandri del “male oscuro”.

Dr.ssa Roberta Salvato

Condividi articolo

Ultimi articoli

Stress e intestino

Lo stress può alterare la composizione del microbiota intestinale, riducendo i livelli di batteri benefici e aumentando la suscettibilità alle infezioni

Approfondisci

Stress e intestino

Lo stress può alterare la composizione del microbiota intestinale, riducendo i livelli di batteri benefici e aumentando la suscettibilità alle infezioni

Approfondisci