Negli ultimi anni, l’uso dei social media è diventato sempre più diffuso, offrendo un modo immediato per connettersi con gli altri e condividere esperienze. È importante però considerare l’impatto che questi strumenti digitali possono avere sulla nostra salute mentale. Riguardo le funzioni cognitive, e in particolare l’attenzione, sono numerosi gli studi che hanno indagato questa relazione rilevando un effetto significativo sulle funzioni attentive; più specificamente sulla capacità di mantenere un adeguato livello di concentrazione per tempi prolungati e la capacità di focalizzare l’attenzione.
Uno dei principali fattori che contribuisce a questa alterazione è insito nelle caratteristiche stesse dei social media. I contenuti sulle piattaforme sono progettati per catturare l’attenzione dell’utente attraverso notifiche, messaggi e numerosi feed.
Tali caratteristiche hanno il ruolo di veri e propri “distrattori” che spostano dal focus attentivo di quello che in psicologia sperimentale è definito il compito principale, cioè l’attività che di volta in volta stiamo svolgendo.
Consapevoli di questo, l’azione che si può intraprendere è certamente quella di disattivare le notifiche. Apparentemente il problema della distrazione è risolto, così possiamo andare a controllare i social “solo quando lo vogliamo”. In realtà anche questo è parzialmente vero: se prestiamo attenzione, solo qualche volta, al momento in cui decidiamo di accedere al controllo dei social osserveremmo qualcosa di estremamente curioso.
Solo pochissime volte possiamo scorgere un’autentica e genuina curiosità nel voler verificare cosa succede, raccogliere informazioni sui nostri contatti e curiosare cercando di ampliare la nostra cerchia di conoscenze.
La maggior parte delle volte lo stato di stanchezza, noia, desiderio di vivere una dimensione di “decompressione” dallo stress che schiaccia, è ciò che ci porta al controllo.
È la ricerca di quel piacere effimero del rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che ci lascia rilassati e contenti.
Nulla di male fino a qua ma la struttura stessa dei social potrebbe però nascondere qualche insidia per il nostro sistema attentivo: video brevissimi, volti sorridenti, musiche suadenti, movimenti coinvolgenti, battute esilaranti, saggezze emozionanti, ricette da provare (che non faremo mai perché non memorizzabili dato il rumore percettivo) e via così, sulla base di quanto più ci piace… per moltissimi minuti, forse ore, fino a quando, dopo un’abbuffata di feed, persino il nostro sistema attentivo cede, e chiudiamo.
Questa continua stimolazione può portare a una diminuzione dell’attenzione sostenuta, che è la capacità di concentrarsi su un compito specifico per un periodo di tempo prolungato.
L’esposizione costante a una vasta gamma di contenuti online, spesso caratterizzati da brevi frammenti di informazioni e da un flusso incessante di notizie, può in effetti rendere più difficile mantenere l’attenzione su un compito specifico o filtrare le distrazioni esterne.
E’ importante sottolineare che gli effetti sull’attenzione possono variare da individuo a individuo e dipendono anche dai modelli di utilizzo dei social media. Alcuni studi suggeriscono che un uso moderato e consapevole dei social media potrebbe non avere un impatto significativo sulle funzioni cognitive.
Evviva i social, dunque, oramai nuova frontiera condivisa della comunicazione e del contatto, che spesso dà anche qualche momento di spensieratezza ma, come la saggezza antica ci ricorda, la moderazione può essere una grande alleata: qualche minuto in meno di feed e un po’ tempo in più sulle pagine di un libro. Chissà che anche l’attenzione ne possa così giovare.
Dott. Matteo Sozzi